
Ecco un riassunto delle prime review della stampa, pubblicate dopo la presentazione del film al TIFF14:
"Il copione scritto da Liv Ullman si mantiene estremamente fedele all'originale opera teatrale scritta da Strindberg nel 1888, facendo emergere l'impatto brutale che la classe sociale, l'economia, il desiderio e la religione hanno sulle relazioni tra i sessi. La Ulmann sceglie di ambientare la storia all'interno di spazi chiusi, con i quattro quinti delle scene girate all'interno della cucina di un castello. Questo determina da un lato un forte senso di staticità, dall'altro mantiene l'opera vicina più ad un ambiente teatrale che cinematografico, escludendo completamente la realtà esteriore. I tre attori sono impressionanti: Farrell e Chastain danno vita a performance febbrili che, tuttavia, sarebbero perfette sul palcoscenico di un teatro, mentre possono apparire leggermente sopra le righe in questo contesto. La Morton, in virtù anche del suo ruolo più contenuto, riesce e dare al suo personaggio un grande impatto. Variety.com"
"Liv Ullman da vita ad una storia claustrofobica, che può rendere difficile la visione del film; non a caso, durante la proiezione alcune persone hanno lasciato la sala: al pubblico piace essere intrattenuto e questo film non fa decisamente parte del genere "entertainment". Ciò è dovuto principalmente alla tecnica scelta dalla regista, che si concentra esclusivamente sui tre attori, i quali danno vita a performance feroci. Tutti e tre sembrano faticare nei dialoghi: l'accento della Chastain è inconsistente, la continua ricerca di intensità da parte di Farrell appare forzata, e la sofferenza della Morton si incrina sotto pressione. Tuttavia, il film ci mette di fronte magistralmente ad un mondo di emozioni mutevoli, vili e sporche. Nonostante l'accento, la Chastain da vita ad una delle sue più spaventose, vulcaniche e mature performance, e il merito va anche alla regista, in grado di spingere l'attrice a raggiungere tale profondità. Mentre la nostra opinione sulla pellicola deve ancora prendere una forma definitiva, possiamo affermare che il film della Ullman si inserisce in una speciale categoria cinematografica: è un film tossico, ipnotico, che traduce in modo passionale il copione di Strinberg. Può darsi che alcuni dei difetti sottolineati, l'intensità di Farrell, il discomfort della Morton, l'accento della Chastain e gli inesorabili primi piani della Ullman, possano essere messi da parte col tempo, mentre il film si manterrà indimenticabile in tutti i sensi." blogs.indiewire.com

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