Intervista di Arianna Finos (LINK)
E' uno degli attori più interessanti della nuova generazione di Hollywood: Colin Farrell, 29 anni a marzo, irlandese, è protagonista del film di Oliver Stone su Alessandro Magno, Alexander (in 350 sale da venerdì), dove interpreta il conquistatore macedone.
L'attore, che è uno degli uomini di maggior talento e temperamento, sono famose le sue risse nei pub di Londra e Los Angeles, appare in una inedita versione bionda. Il suo Alessandro Magno è un giovane condottiero, nel film è seguito dai 22 ai 33 anni, quando morirà, animato da grandi sogni: soprattutto quello di unire Occidente e Oriente. Ma nel film ci sono anche i tormenti privati: il rapporto quasi incestuoso con la madre (Angelina Jolie), quello con il padre Filippo (Val Kilmer), che morirà assassinato misteriosamente, e quello con gli uomini e le donne che ha amato. Alessandro era bisessuale e Oliver Stone non lo nasconde.
In occasione della presentazione del film, ieri a Roma, abbiamo intervistato Colin Farrell e gli abbiamo chiesto qual era il rapporto tra Alessandro e il potere.
Alessandro era vincolato dal suo potere?
Credo che in realtà il suo potere fosse il suo biglietto per la libertà. Lo ha pagato con l'isolamento e la solitudine. E' vero che il potere corrompe, Alessandro è nato nel potere, è stato allevato nel potere e lo ha conquistato. Ovvio che abbia avuto un effetto negativo su di lui. Alessandro però aveva la capacità di accettare e fare proprie le culture con cui entrava in contatto. Sognava di creare un mondo nuovo: religione, filosofia, costumi. L'elemento fondamentale era l'assimilazione e, in questo senso, il potere non lo ha corrotto perché gli ha permesso di rimanere aperto e fare del mondo un posto migliore.
Costato 155 milioni di dollari, Alexander è stato girato in Marocco, Inghilterra e Thailandia. 64 giorni di riprese, grandi battaglie e grandi fatiche per il protagonista che, come ha raccontato il regista Oliver Stone, non si è mai risparmiato e ha spesso rifiutato gli stuntmen. Come è stata la sua esperienza sul set?
Le scene dei combattimenti sono state fantastiche, i set nei quali abbiamo lavorato erano incredibili, nel deserto siamo arrivati ad avere 1500 comparse. Per quattro settimane, ogni giorno, doveva essere ricreata la vita, cavalli, tende, soldati... Le scene delle battaglie sono state dure, ma in realtà era la parte più facile perché era soprattutto il corpo ad essere stanco alla fine della giornata anche se anche le emozioni erano coinvolte. Le scene più difficili per me sono sicuramente state quelle drammatiche che abbiamo girato a Londra. I combattimenti sono stati faticosi ma non difficili".
Alessandro Magno è stato un grande sognatore.
E Colin Farrell?
Sì. Fin da bambino e poi da studente guardavo fuori dalla finestra semplicemente chiedendomi cosa sarei diventato. I greci lo chiamano pathos, intendendo desiderio, aspirazione. Io amo sognare ma più ancora amo sognare ad occhi aperti perché quando dormi non hai scelta mentre se sogni ad occhi aperti puoi decidere cosa sognare.
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