giovedì, ottobre 23, 2008

Intervista doppia




























NEW YORK – Colin Farrell e Edward Norton, star del nuovo film "Pride and Glory," sono molto più simili di quanto non sembri. Entrambi attori, entrambi preceduti dalla propria fama. Forse la reputazione da bad-boy di Colin Farrell ha spesso oscurato le sue capacità sul grande schermo: ma se da un lato l'attore ha conservato alcune delle sue cattive abitudini (il fumo), dall'altro ha definitivamente abbandonato l'alcol e gli eccessi che lo hanno reso celebre. Allo stesso tempo anche la sua carriera ha subito un salto di qualità, sia grazie al film di Martin McDonagh, "In Bruges", sia con il suo ruolo in "Pride and Glory." Norton dal canto suo è meno personaggio da tabloid, maggiormente rispettato come attore. I due hanno recentemente accettato di partecipare ad un'intervista a New York per parlare del film a cui hanno lavorato insieme, diretti dal regista Gavin O'Connor.
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Farrell: la domanda più delicata alla quale ho dovuto rispondere più spesso ultimamente è stata "Com'è lavorare con Edward Norton?", anche perchè non abbiamo davvero lavorato insieme!

AP: Avete girato solo due scene insieme: il pranzo di Natale e la scena della lotta.
Norton: (Ridendo) Tutto ciò che abbiamo fatto insieme è stato darcele di santa ragione!

Farrell: la scena di Natale è una delle migliori del film, grazie a Jon Voight. E' totalmente improvvisata: c'erano sei persone attorno ad un tavolo, e lui (Jon) se n'è uscito con questa idea del tutto inaspettata.
Norton: Jon è davvero un personaggio bizzarro. Ne ho parlato anche con Phil (Seymour) Hoffman. E' un qualcosa di caratteristico degli attori della sua epoca, nel loro modo di lavorare. Quando lavoro con Colin o Noah, per esempio, mi trovo più a mio agio, perchè abbiamo fondamentalmente le stesse basi, lo stesso modo di interpretare una scena. Quando invece lavori con attori come Jon, non sai mai quello che potrebbero tirare fuori dal cilindro!

AP: Gli attori de quell'epoca hanno ridefinito la loro "mascolinità", apparendo vulnerabili sullo schermo come mai era accaduto primo. Sembra che questa sia una cosa che accumuna anche voi due: Colin in "In Bruges" e Edward in "Fight Club."
Norton: Più vado avanti nel mio lavoro, più mi accorgo di come sia difficile rendere sullo schermo questa vulnerabilità. E' molto più semplice interpretare un'aggressione o comunque una scena che richieda una buona dose di fisicità. Citando ad esempio Clint Eastwood, posso assicurare che per me è davvero interessante vedere quest attori invecchiare e "rinnegare" in un certo senso alcuni dei tratti che li hanno resi famosi in passato.
Farrell: Ho interpretato — odio la parola "carriera" — ma negli ultimi 10 anni ho interpretato molti personaggi di questo tipo, molto fisici e all'apparenza invulnerabili. Ora non voglio dire che non avessero un'anima o fossero impenetrabili, ma c'era sempre una sorta di durezza, di resistenza. Ho sempre cercato di capire cosa potesse ferirli.

AP: Che cosa vi ha spinti ad accettare i vostri ruoli nel film? E' ovviamente una tipologia di storia molto comune nel mondo del cinema.
Norton: Capisco come questo film possa indurre a pensare che sia stato il "nostro turno" in un film che parla di poliziotti e corruzione. Ma non mi interessa davvero che questo sia un tema comune. Non mi interessa che sia stato affrontato in precedenza, perchè quando riesco ad intravedere in una storia una serie di circostanze e problematiche attuali, allora mi dico che è qualcosa che vale la pena raccontare.
Per me, è come se fosse una sorta di documentario: sento che quello che stiamo raccontando coinvolge molte persone nella vita reale, affronta tematiche con cui lottiamo ogni momento.
Farrell: Ho adorato il copione...certo, è molto violento. Qualcuno mi ha chiesto l'altro giorno "Come puoi negare che nel film siano presenti scene di violenza gratuita?" (riferendosi particolarmente alla scena in cui il mio personaggio minaccia un bambino con il ferro da stiro). Beh, per me violenza gratuita è quando non viengono mostrati il costo e le conseguenze delle proprie azioni.

AP: Per un pò la pellicola ha avuto qualche problema a trovare una casa di distribuzione, quando la New Line Cinema è stata inglobata dalla Warner Bros. Come attori che hanno sia collaborato con gli studios, sia lavorato per il cinema indipendente, quali sono le vostre opinioni a proposito di questo business?
Farrell: Sono stato allo stesso tempo stupido e fortunato abbastanza da tenermi lontano dalla frenesia che ha invaso Hollywood negli ultimi 10 anni. Questo non mi ha impedito di star male per Gavin, ha lavorato moltissimo a qesto film e mi sarebbe dispiaciuto davvero vedere i suoi sforzi andare sprecati.
Norton: Non so per quale motivo, ma non mi sono preoccupato così tanto. Sicuramente, ci sono stati momenti in cui ho pensato "Ok, questa volta sarà dura". Ma penso che questo sia il momento giusto per la distribuzione di questo film, soprattutto perchè le tematiche trattate sono quanto mai attuali. Le elezioni...
Farrell: ...Wall Street. Una delle più importanti questioni affrontate nella storia è l'idea delle istituzioni che nascono con le migliori delle intenzioni per poi finire con il proteggere esclusivamente i propri interessi. Siamo in grado di governarci da soli? E'...Orwelliano. Finirà tutto come ne "Il signore delle mosche?" Siamo sufficientemente generosi, sapremo cavarcela da soli senza che ci sia qualcuno a guardarci le spalle? O ci daremmo tutti agli stupri e alle rapine?



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