mercoledì, aprile 25, 2012

Intervista su La Stampa




















Sulla Stampa è apparsa una nuova intervista fatta a Colin dal giornalista Lorenzo Soria: LINK

CANCUN (MESSICO)
Arnold Schwarzenegger e Colin Farrell hanno poco in comune. Il primo è austriaco, è arrivato al cinema da campione del mondo di bodybuilding, è diventato famoso con i film di azione, ha sposato una Kennedy ed è stato anche Governatore della California. Il secondo è irlandese, si è fatto notare più che altro con film indipendenti e di «significato», e quando lo si incontra l’attenzione cade di più sui suoi occhi dolci e ironici che sui suoi anonimi bicipiti. Il primo è un divo, il secondo un attore. Ma le leggi dei remakes sono imprevedibili. E quando la Sony ha deciso che dopo 22 anni era giunto il momento di rivisitare Total Recall - Atto di forza , il film di Paul Verhoeven con appunto Schwarzenegger e Sharon Stone in quella scena iconica con tre seni, ha deciso di affidare la parte del protagonista a Farrell. È lui il nuovo Douglas Quaid, il personaggio inventato dalla penna di Philip K. Dick che come vacanza sceglie di fare un viaggio della mente dove c’è un qualcosa che va storto e si ritrova nel cervello di una superspia braccata, un uomo alla ricerca della sua identità, del suo destino e che adesso deve anche salvare il mondo.

 Al fianco di Farrell, troviamo Jessica Biel e Kate Beckinsale, che nella vita reale è la moglie del nuovo regista, Len Wiseman. Così l’attore irlandese la butta sullo scherzo. «Non bisognerebbe mai baciare la moglie del tuo regista, a me è toccato fare anche quello!», commenta dalla stanza di un albergo di Cancun dalle cui vetrate si intravede il mare turchese. «Mi sono sentito a disagio mentre ci dirigeva, ma per fortuna non siamo andati troppo oltre un bacio». Ma oggi quest’uomo che ha ingaggiato molte battaglie con l’alcol e altre sostanze, che per anni ha offerto scandali, tradimenti e scenate ai giornali tabloid sembra completamente a suo agio dentro se stesso.

Che cosa c’è di diverso nel nuovo «Total Recall»?
«C’è chi pensa che se sei in un film che supera un certo budget allora significa che ti sei venduto e hai perso la tua integrità. Non sono d’accordo. Non saprei dire se si tratta di rimozione oppure se ne sto facendo un discorso più profondo di quello che in realtà non sia, fatto sta che il nuovo Total Recall affronta il tema di un individuo che non ha più memoria del suo passato. Le implicazioni hanno un loro spessore. Che cosa significa non avere più una personalità? Non avere un luogo d’appartenenza quali conseguenze emotive ed intellettuali comporta? I set del film erano mostruosamente grandi ed elaborati, le roulottes per noi attori enormi. Ma ho sentito un livello di intimità e di attenzione al dettaglio superiore a molti film indipendenti. Fondamentalmente abbiamo girato un dramma d’azione. E ogni giorno dei cinque mesi di riprese ho avuto grandi discussioni con il regista».

Sembra non esserci più il tono ironico del film di Verhoven. 
«Intanto quello era un film con un tocco molto specifico per i suoi tempi e sarebbe stato stupido cercare di emularlo per poi probabilmente fallire. Ho ammirato Arnold in Total Recall e i nostri personaggi si sono ritrovati a dover navigare tra gli stessi elementi concettuali. Ma sono anche molto diversi e questo per me è stato un sollievo, perché non ho dovuto entrare nelle ingombranti scarpe di Arnold e misurarmi con lui». 

Sogna?
«Sì, parecchio e faccio soprattutto bei sogni».

 E quando è sveglio, che cosa sogna?
«Guardatemi. Sono sdraiato in una spiaggia di Cancun, ho due figli che adoro (il primo, james, 9 anni, è nato dalla modella Kim Bordenave, il secondo, Henry Tadeusz , 3 anni, dall’attrice polacca Alicja BachledaCurus), ho un lavoro che amo, viaggio un sacco. È dura sognare di voler essere un altro e di essere altrove. Cerco di stare nel presente e non so bene che cos’altro potrei sognare. Ecco, mi piacerebbe un giorno volare con un deltaplano sopra l’Everest».

Dopo anni di turbolenza, possiamo dire che è un uomo soddisfatto?
«Non è che tutto sia perfetto, non lo è mai per nessuno. Diciamo che sono “un lavoro in corso” e che nel poco tempo che ho a disposizione in questo pianeta voglio crescere e non ho tempo per dramma e dolore. Il dolore l’ho vissuto, ho perso gente che amavo e se la vita deciderà di darmene altro non potrò evitarlo e lo accetterò. Ma l’idea di creare il mio dramma no, di quello non ho bisogno».

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Che uomo,che uomo che uomooo! :D baci Sara

Muireann ha detto...

Colin i <3 you!