sabato, agosto 01, 2015

Rhapsody Magazine: interview



Ecco alcuni stralci dell'intervista rilasciata da Colin per Rhapsody Magazine: LINK

Per prima cosa, ovviamente, dobbiamo parlare dei tuoi baffi in True Detective!
Sai, io e le scelte di look dei miei personaggi...Sono stato scottato parecchie volte, amico! Nic Pizzolatto mi ha mostrato un paio di foto di qualche anno fa, quando avevo i baffi. E mi ha detto -Questo look non è male- io dentro di me pensavo -Giuro che non succederà mai più!- Ma alla fine i baffi sono tornati, indossati da un uomo che è al di fuori di ogni convenzione. Mi sono approcciato al personaggio di Velcoro davvero pensando che appartenesse ad un'epoca diversa, e ad un ambiente diverso. Arriva da quel mondo di uomini della legge dei vecchi film western.
Hai guardato la prima stagione della serie prima di essere arruolato per la seconda?
In realtà non guardo molta televisione. Davvero, come ho già dichiarato in passato, non ho mai visto un episodio dei "Soprano" o di "Breaking Bad". Ho un sacco di cose da recuperare, un mucchio di serie che ho intenzione di guardare. Ma un mio amico, ad un certo punto, mi disse -Hai sentito di questa nuova serie, "True Detective"? Devi guardarla.- Stavo tornando da Londra e ho guardato i primi 3 episodi sull'aereo, e sono letteralmente rimasto senza fiato. E' come se questo progetto avesse infranto il muro tra il mondo del cinema e della televisione, rendendo questa classificazione obsoleta. La sceneggiatura era straodinaria, migliore di quella di molti film, così come la produzione. Non appena sono arrivato a casa, ho guardato i 5 episodi rimanenti. Da quel momento ho praticamente invitato tutti i miei amici a guardarla. E quando ho parlato con Nic e letto i primi due episodi della seconda stagione, sono rimasto ancora una volta colpito dalla profondità della storia, dal mondo che è riuscito a costruire attorno ai personaggi. Come nella prima stagione, tutto inizia a partire da un omicidio, ma con l'incedere della storia questo fatto assume un'importanza inferiore rispetto alle vicende dei personaggi, alle loro emozioni e alle loro azioni. 

Matthew McConaughey ha ricevuto una nomination agli Emmy per la sua performance di Rust Cohle nella prima stagione, che è già diventata un cult. Pensavi a questo quando ti sei approcciato al tuo personaggio? Ho hai cercato di renderlo completamente differente dal suo?
No, veramente. Sai, ho sempre sentito dire che più una persona si sforza di non assomigliare ai propri genitori, più finisce per essere simile a loro. Non avevo intenzione nè di emulare nè di evitare completamente qualsiasi tipo di rimando al suo personaggio. Penso che Nic sia stato molto specifico nella descrizione di ognuno dei nostri personaggi, e non c'era nessun riferimento a quello che abbiamo visto nella prima stagione. Credo che l'unica cosa in comune tra Rust e Ray sia quella sorta di nichilismo per il quale entrambi pensano di sapere come vanno le cose al mondo.
E l'alcolismo, visto che entrambi i personaggi ci danno parecchio dentro con l'alcol. In realtà tu hai recentemente interpretato molti personaggi con problemi di alcolismo, come in Saving Mr. Banks, Sette Psicopatici e Ondine.
Ci credi se ti dico che non ho mai trovato nessun collegamento tra di loro??
Dal momento che hai lottato con l'alcol e sei riuscito nel tuo processo di riabilitazione, è difficile per te interpretare questo tipo di ruolo? Fa rivivere certi desideri?
Non ho più quei desideri. E' come se..ci fosse una sorta di fantasma, che mi ricorda con affetto come sia rimanere intrappolato in quella morsa di oscurità e dolore che ci si auto-infligge. Per quanto fosse orribile, l'abuso di queste sostanze è sempre accompagnato da una sorta di fascino. Ma ho capito che vivere da sobrio (non bevo da 10 anni) è molto più semplice. Una delle migliori interpretazioni di un alcolista che abbia mai visto è quella di Richard E. Grant in "Withnail & I", e Richard è stato sobrio per tutta la sua vita. Ma sarei ipocrita se dicessi che non c'è nessuna connessione tra i personaggi che interpreto e quello che è stato il mio passato, o la mia vita in generale. Ad esempio, in Ondine interpreto il padre di una bambina molto malata. Mio figlio James...beh non lo considero malato, perchè è nato con una condizione genetica. 
Quali sono le sfide più grandi nel crescere un bambino con la sindrome di Angelman?
La cosa più difficile è avere sempre in mente che possa accadere qualcosa di brutto: che tuo figlio possa avere una crisi improvvisa. Ma in genere queste cose sono sotto controllo. James non ha una crisi da circa 3 anni.  A parte questo, la cosa più difficile è la stessa con qualsiasi figlio: cercare di essere sempre presente, gentili ma allo stesso tempo fermi, senza essere soffocante. Come genitore, ovviamente si desidera che i propri figli ti amino. Avere un figlio in piena salute e un altro con una condizione particolare, può farti sentire intrappolato in una sorta di campo minato dove trappole, insidie, paura e rimorso sono sempre in agguato, ma il più delle volte riguardano cose che non sono accadute e mai accadranno. Ma allo stesso tempo, è meraviglioso. I miei due figli sono la cosa migliore che mi sia mai accaduta, e mi diverto davvero molto. Per cui la storia di James non è una storia triste.



Hai mai dubitato della tua scelta di far crescere i tuoi figli a Los Angeles anzichè in Irlanda?
Per niente. Non sono assolutamente una persona nazionalista. Amo l'Irlanda profondamente, non riesco nemmeno ad esprimere a parole quello che provo per la mia nazione. Ogni volta che torno, è come se ci fosse un emozionante dialogo tra me e la mia terra. Ma ogni volta che sento dire a qualcuno che la sua nazione è la migliore del mondo vorrei dirgli -Ehi amico, hai per caso visitato ogni singolo paese del globo per dire ciò?- Troppo nazionalismo non va bene, crea solamente divisioni.
Hai dichiarato che all'inizio della tua carriera il tuo atteggiamento era guidato soprattutto dalla tua voglia di rimanere una sorta di outsider a Hollywood, un tentativo di rimanere fedele alle tue radici.
Ero erroneamente convinto della necessità di rimanere attaccato a quello che, secondo me, rappresentava la quintessenza dell'essere irlandese, sai, essere super socievole, bere indicibili quantità di alcol. E vi assicuro che ci sono cose ben più profonde nell'essere irlandese.
Come ti sembra la tua carriera ora, in confronto?
Beh, voglio ancora che il mio lavoro sia apprezzato. Voglio ancora sapere se sono bravo o meno. Ma ora so che il mio valore come essere umano non dipende solo dalla mia carriera, che forse mi interessa un pò meno rispetto a prima. E questo dipende in larga misura anche dai miei figli. Non voglio scaricare sulle loro spalle il peso di tutto ciò, ma il fatto è che ci credo davvero. Il mio cambiamento è legato dall'aver trovato un livello di coinvolgimento più profondo con la mia comunità, migliori relazioni con la mia famiglia. A 39 anni, ho un piccolo gruppo di amici a Los Angeles, e queste amicizie sono state coltivate per 15, 16 anni. Brave persone, divertenti, che amo molto. E grazie a loro, sono più concentrato sul mio lavoro. Perchè non penso più a cose del tipo -Eccomi, questo sono io, questo è come sarò ricordato-. No, penso che la cosa migliore che possa lasciare alle mie spalle sia il mondo, un pò migliore di come l'ho trovato, rendendo felice i miei ragazzi e essendo gentile con chiunque. So benissimo che non posso letteralmente cambiare il mondo, ma anche questa piccola goccia nell'oceano, credo abbia un valore. 




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